DISVELAMENTI
Raymond Ruyer. Nutrimenti psichici e politica della felicità
a cura di Antonella Cutro
Introduzione
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1. Quella di
Raymond Ruyer è certamente una figura poliedrica. Si è,
infatti, occupato dei fenomeni più disparati: la relazione
anima-corpo e l’elaborazione di principi di psicobiologia,
i presupposti della biologia molecolare e l’idea di informazione
come nuovo orizzonte concettuale,
il significato dell’utopia,
la gnosi nel discorso scientifico
e la teologia razionale.
Eppure uno strano silenzio avvolge la sua opera, di cui ci sono
poche tracce negli autori a lui contemporanei.
Tra le eccezioni si può certamente fare il nome di
Canguilhem, che non solo gli rende omaggio nelle sue opere ma ne fa
un punto costante di confronto soprattutto per quanto riguarda la
definizione di individualità biologica.
In un saggio del 1940, Ruyer, infatti, presenta l’individualità
biologica non come subordinata a quella psichica, ma come movimento
autonomo del vivente.
Si tratta, come riconoscerà Canguilhem, di un’idea chiave
per pensare la singolarità biologica e per strappare il suo
divenire alle maglie del meccanicismo. Ma è nel 1958, in La
genèse des formes viventes, che Ruyer approderà ad
una concezione del vivente come una vera e propria attività
di autoproduzione della forma bio-psichica.
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In realtà anni
prima, nel 1930, in Esquisse d’une philosophie de la structure,
aveva gettato le basi di una critica al meccanicismo, sia come
procedura della conoscenza che articola legami fittizi tra i
concetti e produce nozioni artificiali (come necessità,
causa, effetto), sia come chiave di lettura dell’essere umano. Da
questa posizione decisamente anticartesiana, perché
antidualistica, Ruyer muove verso una filosofia della struttura,
prima di tutto in ambito gnoseologico e di conseguenza nella
valutazione del fenomeno umano. Come la conoscenza umana non
riguarda solo i dati oggettivi e le riflessioni della ragione
calcolante su di essi, ma anche le credenze e abitudini, dunque si
appoggia ad un aspetto non razionale, così l’uomo non è
ragione e animalità distinte e conflittuali, ma un complesso
psico-biologico, fatto di bisogni, istinti, affezioni.
Nell’articolo Raymond Ruyer, redatto da Ruyer stesso, la
tensione tra gnoseologia e antropologia emerge come filo conduttore
di un percorso i cui poli tematici sono la scienza, la filosofia e
la teologia.
Indubbiamente, il medesimo legame tra conoscenza e umanità
dell’uomo, è il sottinteso delle tesi presentate nel volume
Les nourritures psychiques.
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2. Ma cosa sono i
nutrimenti psichici e in cosa si differenziano da quelli materiali?
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Ruyer distingue tra
nutrimenti materiali, nutrimenti dell’anima, e nutrimenti
psichici. Ciò che li accomuna è il fatto che tutti e
tre sono caratterizzati della trasmissione di informazione. Nel caso
dei nutrimenti materiali, l’elemento trasmesso sono le molecole
organiche, mentre i nutrimenti dell’anima sono idee, come nel
cristianesimo quella di Dio o nel marxismo quella di classe. L’idea
è, dunque, l’informazione della quale l’anima si nutre,
che essa avidamente consuma per poter vivere e dare senso
all’esistenza. I nutrimenti psichici sono differenti dagli altri.
Sono oggetti spettacolari di consumo.
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Quando Ruyer parla di
oggetti non intende semplicemente le cose di cui l’uomo si
appropria. Gli oggetti sono «degli organi esterni al corpo, ma
sono anche degli organi, dei supporti esterni della psiche»,
essi cioè finiscono per «costituire» l’ambiente
psichico.
Sono, dunque, dei punti presa, a cui la psiche si attacca per
estendersi, e che diventano così parte integrante
dell’economia e della vita psichica. In questo senso, quando Ruyer
presenta il consumo di oggetti psichici come una
«estetica-del-nutrimento»,
si riferisce con questa formula al fatto che il consumo di tali
oggetti è visivo: sono consumati con gli occhi per la loro
dimensione spettacolare. Ma con estetica si deve intende anche il
fatto che essi diventano parte di una costruzione di sé.
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Anche Baudrillard, nel
1968, nel Sistema degli oggetti, aveva messo in evidenza come
l’oggetto avesse perduto la sua domesticità e la sua
collocazione abituale, per diventare, nella società di
consumo, un anello della relazione tra l’individuo e la società.
In un contesto in cui non sono più i prodotti materiali ad
essere oggetti di consumo ma gli oggetti del bisogno e della
soddisfazione, il consumo diventa una attività e un anello
della relazione tra uomo e collettività sociale.
Ma mentre Baudrillard si sofferma sull’aspetto simbolico e sul
sistema di segni che il complesso degli oggetti produce, le tesi di
Ruyer toccano invece i nessi strutturali che si producono tra la
psiche e gli oggetti.
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Ruyer non è
interessato alla coerenza di un tessuto di segni che regola le
condotte della società dei consumi, piuttosto il fulcro delle
sue argomentazioni sono i modi in cui la psiche umana accede agli
oggetti, si nutre di essi, e struttura attraverso di essi la propria
costituzione. Non a caso parla di una ecologia psichica, per
definire il rapporto tra individuo e oggetti.
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Nel saggio Il
vivente e il suo ambiente, Canguilhem aveva evidenziato che, per
il vivente, l’ambiente non è un elemento neutro, il luogo
in cui si trova, un contenitore, né per contro è
completamente esterno e necessitante; piuttosto è il termine
di una relazione, è ciò con cui il vivente patteggia
le condizioni della sua sopravvivenza e contro cui fa valere, con
infiniti adattamenti, il suo specifico modo di vita.
Parlando di ecologia psichica, Ruyer presenta il rapporto tra la
psiche e gli oggetti come un gioco di presa e contraddizione, di
estensione e limitazione, perciò di affermazione e
patteggiamento. L’oggetto psichico è, infatti, esterno ma
anche estensione, protesi del sé. È artificiale ma
insieme funziona come un prolungamento dei desideri e come principio
di amplificazione e modificazione di sé. Ogni appropriazione
oggettuale, ogni nutrimento psichico – come il nutrimento
materiale – è una selezione di oggetti, perciò è
una affermazione di sé attraverso la costituzione del proprio
ambiente di sopravvivenza.
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In questa idea di
estensibilità artificiale dell’individualità
psichica, non si possono non vedere analogie con il
Corpo-senza-organi di Deleuze e Guattari e con i dispositivi di
desiderio messi in atto nella società dei consumi.
Sebbene faccia presente le strette connessioni esistenti tra
economia materiale ed economica psichica, Ruyer non analizza la
logica più o meno perversa delle macchine desideranti immesse
nel circuito del capitale.
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3. Il sottotitolo
del volume indica chiaramente che la posta in gioco è la
politica della felicità. Ma perché i nutrimenti
psichici sono così importanti?
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Secondo Ruyer, ogni
definizione dell’uomo come soggetto di diritto e soggetto
economico è un modo per eludere il problema della sua
felicità. Come ‘l’uomo non vive di solo pane’, così
ugualmente non è solo diritti e doveri, e comportamento
utilitario. Se i nutrimenti psichici sono addirittura la vera
‘sorpresa’ della storia, l’elemento imprevisto che regola e
orienta le trasformazioni delle collettività, ciò
significa che il motore dell’azione umana non è il calcolo.
Ad essere chiamati in causa da Ruyer, sono dunque i teorici della
politica, la cui mancanza fondamentale è individuata nel
misconoscimento dell’importanza delle passioni, dei desideri, di
tutto ciò che non è ascrivibile ad una condotta
razionale.
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Se «l’uomo
felice è colui che ha tutti i suoi bisogni di nutrimento
soddisfatti a tutti i livelli»,
un passo verso una nuova antropologia e una nuova politica è
l’analisi della natura e della specificità dei nutrimenti
psichici. Essi rivelano la loro potenzialità politica perché
sono il tessuto connettivo tra l’uomo e la comunità. I veri
nutrimenti psichici, infatti, non sono quelli forniti dalla società
dello spettacolo e del consumo, ma quelli «a base di
tradizioni e di abitudini»
viventi, attraverso i quali l’individuo si riconnette alla propria
comunità, ritrovando le sue radici. In questo senso, Ruyer si
avvicina alle tesi di Simone Weil, che annoverava tra i bisogni
dell’anima la storia ‘etnica’, fatta di tradizioni e
abitudini. Nella Prima radice, infatti, scrive che «il
nutrimento che una collettività fornisce ai suoi membri non
ha equivalente in tutto l’universo»,
perché è la fonte costitutiva del legame tra individuo
e comunità.
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I nutrimenti
psichici sono così rilevanti, perché costituendo un
tessuto connettivo psico\sociale, ristrutturano la vita politica.
Non è un caso se Ruyer contrappone, nella conclusione del suo
testo, gioventù e infanzia. Nella gioventù del suo
tempo vede le stigmate dell’infelicità, proprio perché
gli oggetti dei loro nutrimenti sono ‘vuoti’. Essa è
caratterizzata da uno «stato di ‘desiderio cronico’, senza
oggetto definito»,
perché in assenza di un nutrimento psichico effettivo il
radicamento diventa impossibile. A questa situazione è
contrapposta l’infanzia, «l’infanzia nella famiglia, che è
l’età della felicità e del radicamento».
La felicità sarebbe in quell’appetito naturale di vivere
del bambino, nel suo «passaggio da un desiderio preciso ad un
altro desiderio preciso».
È questo passaggio mirato, la cui condizione è il
radicamento familiare, a costituire la possibilità della vita
politica.
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Raymond Ruyer
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La
nutrizione psichica
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I tre nutrimenti
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«L’uomo non
vive di solo pane». Bella frase che ha tuttavia il torto di
suggerire un’opposizione troppo semplice tra il nutrimento del
corpo e il nutrimento dello spirito. La plebe romana, quando
reclamava ‘pane e circo’, sentiva anche che ‘l’uomo non vive
di solo pane’. Ma i giochi del circo con la messa a morte delle
belve feroci, dei gladiatori, e anche eventualmente dei cristiani,
non possono assolutamente essere assimilati ad una «parola che
esce dalla bocca di Dio», ad un nutrimento spirituale.
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I leoni affamati si
nutrivano di cristiani, la plebe si pasceva del sangue delle
vittime, dei ruggiti delle fiere, delle proprie urla. Eventualmente,
degli idealisti persi nella folla si sentivano «edificati»,
rincuorati dal presente e avidi di un mondo differente.
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Ci devono, dunque, essere
almeno tre tipi e non due tipi di nutrimento: il pane, i messaggi
spirituali, e gli spettacoli tonici o violenti per «voyeur»,
nutrimento psichico piuttosto che spirituale.
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Ci sono state, è
vero, delle religioni e degli dei crudeli quanto la plebe romana. La
messa a morte rituale dei prigionieri, da parte degli Aztechi, che
gli aprivano il petto con un coltello di pietra, e offrivano il loro
cuore al Sole, era nutritiva per gli spettatori, volendosi nutritiva
per Dio. Le formule e i sacrifici di tutte le religioni non sono
altro che parole che hanno un senso in quanto parole incarnate,
salutari e nutritive.
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Dopo la corrida, l’animale
ucciso è venduto come carne in macelleria. Gli spettatori
della corrida lo hanno «consumato» come animale vivente,
pericoloso, sanguinante, ben separato da loro da una buona barriera,
ma sempre suscettibile di uccidere il matador, che essi consumano
anche. Nel battesimo di Mitra, il sangue del toro era considerato
portatore di salute spirituale.
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I moderni cercano altrove
che nei riti religiosi un nutrimento psichico piccante: le grida e
le lacrime delle vedette dello spettacolo, dello sport, della
politica, rimpiazzano le lacrime del bambino o del prigioniero che
sono condotti dinanzi al coltello del sacrificatore. Essi non
rinunciano, d’altra parte, al nutrimento dello spirito, sotto
forma di credenze in ideologie che «danno un senso» e
che alimentano le loro attività: essi prendono parte,
s’impegnano, nel caso del comunismo, per una società
disalienata, per il progresso qualitativo, per la giustizia o la
vita comunitaria, per o contro la nazione, per la razza o contro
tutti i razzismi. Queste ideologie si incarnano, esse stesse, come i
messaggi spirituali religiosi. Esse si fissano su personaggi
sacralizzati, che hanno i loro apostoli e i loro gelosi discepoli.
Esse disconoscono il nutrimento psichico disimpegnato, come i
cristiani condannavano i giochi del circo – nutrendosi
psichicamente, anch’esse, con dei sacrifici umani e degli
assassini rituali di massa in nome dell’Idea.
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Malgrado questi
parallelismi evidenti, e talvolta imbarazzanti tra lo spirituale
religioso e l’ideologico, conviene distinguere. Non si può
confondere Rousseau e Lao Tse, Marx e Gesù, Mao e Confucio,
Sartre e San Paolo, i mistici e i politici.
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Riassumendo, ci sono tre
tipi di nutrimenti: il nutrimento spirituale, il nutrimento
psichico, e il nutrimento materiale. Sono quattro se si raddoppia il
nutrimento spirituale in nutrimento religioso o «gnostico»,
nel senso largo del termine, e nutrimento ideologico.
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Il nutrimento
materiale, è a base di molecole delle proteine, di zucchero e
grasso. Il nutrimento ideologico è a base di idee, supposte
vere. Il nutrimento «gnostico» è a base di idee
supposte salvifiche e illuminanti. Il nutrimento psichico è a
base di sensazioni arricchenti, di spettacoli che non richiedono un
adattamento attivo immediato, ma che nutrono gli istinti e gli
appetiti psichici. Tutti i generi di nutrizione sono a base
d’informazione; il nutrimento psichico è a base di
informazioni espressive, incarnate e individualizzate.
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Messe in
scena psichiche
Il nutrimento
psichico è la forma più misconosciuta. È
tuttavia la più importante, la più centrale, quella il
cui dominio è più vasto. […] In tutti gli ordini, le
idee prendono corpo, divengono spettacoli nutritivi. L’artista
deve avere qualcosa da dire. Ma è ancora più
importante che la sua opera sia un’incarnazione espressiva, che
interessi direttamente, attraverso la sua «carne»
stessa. L’anima ha bisogno di idee incarnate, se lo spirito si
accontenta di idee pure. Avere l’idea di uno scenario di film non
è niente o non è gran cosa per colui che ce lo
comunica. Il testo scritto, ugualmente, non ci parla affatto. Ma lo
spettatore si pasce del film realizzato, delle espressioni, dei
gesti degli attori. Colui che mette in scena è più
importante dell’attore dello scenario. Un viso, un gesto, una voce
appassionata e drammatica ha qualcosa di consumabile. La scienza,
per toccare un pubblico più vasto, deve presentare, in album,
le Meraviglie della natura e della tecnica.
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I giochi, gli sport, i
camping, i viaggi, la vita sociale in quanto essa porta occasioni di
contatto, di spettacoli, di manifestazioni prestigiose, di commedie
o di drammi , di feste o di catastrofi, la vista e il contatto con
gli altri, le terrazze da caffè, i giornali di indiscrezioni,
di scandali, di confidenze, la radio e la televisione, rispondono
prima di tutto e quasi esclusivamente al bisogno di nutrimento
psichico. Il bisogno di acquisire delle nuove idee non ha più
lo stesso posto rispetto all’Università delle Onde
nell’insieme dei programmi radio. La conquista della luna non per
caso è stata una avventura appassionante. Tutto è
stato perfettamente calcolato. Non di meno, la realizzazione del
calcolo ha fornito ugualmente uno spettacolo prodigioso.
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Le ideologie come le
religioni non agiscono che sotto forma superstiziosa, «rozza»,
sotto forma psichica: marxismo popolare, psicanalisi da gionali di
moda. Gli intercessori psichici divengono più importanti che
dei; i primi apostoli divengono vescovi o papi. La Bibbia dei
riformatori, che volevano ritornare allo «spirito»,
diviene un «papa di carta». I santi morti diventano
delle miniere di reliquie. E si ha fretta di vederli morti per
trasformarli in oggetti di consumo devoto.
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Le epidemie ideologiche si
raddoppiano in epidemie psichiche, che diventano presto più
importanti. I capelli lunghi di contestazione esprimono delle idee,
poi sostituiscono le idee. Vantaggiosamente, perché è
tutto un beneficio per l’umanità che le religioni e le
ideologie si indeboliscano, diventino dei temi fermi su se stessi o
dei libri di cui non si vede altro che la copertina, come la Bibbia
per i cristiani o come Il piccolo libro rosso nei tempi in
cui esso era portato come una bandiera, riconoscibile dal colore.
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La «scatola
a sorpresa» della storia
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La politica non è,
non è mai stata razionale. I ragionatori si ingannano senza
fine, che siano degli idealisti del diritto razionale o dei
materialisti calcolatori degli interessi economici. I popoli sono
cambiati attraverso i loro desideri, i loro ricordi, le fantasie
dell’immaginazione, invece che attraverso gli interessi e le idee.
Le grida che si levano per le strade non hanno senso. Non
significano altro che: «Tenete conto delle nostre passioni,
delle nostre illusioni, delle nostre stupidaggini, e nutritele».
Il bisogno di nutrimenti psichici è la scatola a sorpresa
della storia.
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I teorici della politica
devono ben saperlo o dirlo, che le passioni e non la ragione conduce
gli uomini, ma essi non possono impedirsi di ragionare – invece i
veri conduttori non sono i teorici giuristi e machiavelliani, ma gli
«scenografi» che dividono le illusioni della folla
appassionata che essi conducono.
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Robot
psichici
Gli uomini non
devono essere considerati solamente come degli esseri che hanno dei
bisogni materiali, non solamente come esseri ragionevoli, ma anche
come delle «sostanze», in risonanza le une con le altre,
e sulle quali non si può agire che per risonanza, influenza,
induzione. Sarà necessario, ai teorici che i interessano di
previsioni politiche, un computer di un genere molto particolare, un
Robot che sente o vibra per la risonanza, piuttosto che per
calcolare, un robot a reazione psichica che avrebbe dei bisogni,
permanenti o periodici, di scena e di spettacolo, di eccitazione, di
suono e di luce. I teorici proverebbero, su questo Robot, gli
effetti di diversi induttori psichici, che farebbero vibrare i suoi
«complessi», le sue corde vibranti, o le sue sfere
vibranti, analoghe alle sfere vibranti di cui i fisici si servono
per analizzare i suoni. Essi proverebbero su di lui anche gli
effetti del silenzio e del mascheramento qualora volessero sapere
fino a che punto si posso dissimulare i fatti sgradevoli, che bucano
gli occhi, ma che sparirebbero se non ci fosse vibrazione.
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Un macchina di pensiero,
capace di risolvere tutti i suoi problemi di organizzazione sociale,
non è affatto utile alle strategie politiche. Perché
le difficoltà dell’azione politica non riguardano la
scoperta di soluzioni razionali ed economiche. Nell’assemblea
politica anche la più mediocre, non mancano mai dei cervelli
che vedono le soluzioni razionali così chiaramente come la
migliore macchina logica. Ma ben inteso, i problemi politici
cominciano quando si deve passare dall’esecuzione, tenendo conto
della natura totale degli uomini: è allora che un robot, o un
simulatore psichico, sarebbe altrettanto utile quanto una macchina
di pensiero o di calcolo. […]
(Introduzione e traduzione di Antonella Cutro)
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Note con rimando automatico al testo
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