numero 7
KAINOS
2007

sommarioredazionein calendario : mailing list

fame / sazietà
Disvelamenti



DISVELAMENTI

scarica il file DOC

Raymond Ruyer. Nutrimenti psichici e politica della felicità 

a cura di Antonella Cutro



Introduzione
1. Quella di Raymond Ruyer è certamente una figura poliedrica. Si è, infatti, occupato dei fenomeni più disparati: la relazione anima-corpo e l’elaborazione di principi di psicobiologia(1), i presupposti della biologia molecolare e l’idea di informazione come nuovo orizzonte concettuale(2), il significato dell’utopia(3), la gnosi nel discorso scientifico(4) e la teologia razionale(5). Eppure uno strano silenzio avvolge la sua opera, di cui ci sono poche tracce negli autori a lui contemporanei(6). Tra le eccezioni si può certamente fare il nome di Canguilhem, che non solo gli rende omaggio nelle sue opere ma ne fa un punto costante di confronto soprattutto per quanto riguarda la definizione di individualità biologica(7). In un saggio del 1940, Ruyer, infatti, presenta l’individualità biologica non come subordinata a quella psichica, ma come movimento autonomo del vivente(8). Si tratta, come riconoscerà Canguilhem, di un’idea chiave per pensare la singolarità biologica e per strappare il suo divenire alle maglie del meccanicismo. Ma è nel 1958, in La genèse des formes viventes, che Ruyer approderà ad una concezione del vivente come una vera e propria attività di autoproduzione della forma bio-psichica(9).
In realtà anni prima, nel 1930, in Esquisse d’une philosophie de la structure, aveva gettato le basi di una critica al meccanicismo, sia come procedura della conoscenza che articola legami fittizi tra i concetti e produce nozioni artificiali (come necessità, causa, effetto), sia come chiave di lettura dell’essere umano. Da questa posizione decisamente anticartesiana, perché antidualistica, Ruyer muove verso una filosofia della struttura, prima di tutto in ambito gnoseologico e di conseguenza nella valutazione del fenomeno umano. Come la conoscenza umana non riguarda solo i dati oggettivi e le riflessioni della ragione calcolante su di essi, ma anche le credenze e abitudini, dunque si appoggia ad un aspetto non razionale, così l’uomo non è ragione e animalità distinte e conflittuali, ma un complesso psico-biologico, fatto di bisogni, istinti, affezioni(10). Nell’articolo Raymond Ruyer, redatto da Ruyer stesso, la tensione tra gnoseologia e antropologia emerge come filo conduttore di un percorso i cui poli tematici sono la scienza, la filosofia e la teologia(11). Indubbiamente, il medesimo legame tra conoscenza e umanità dell’uomo, è il sottinteso delle tesi presentate nel volume Les nourritures psychiques.

2. Ma cosa sono i nutrimenti psichici e in cosa si differenziano da quelli materiali?
Ruyer distingue tra nutrimenti materiali, nutrimenti dell’anima, e nutrimenti psichici. Ciò che li accomuna è il fatto che tutti e tre sono caratterizzati della trasmissione di informazione. Nel caso dei nutrimenti materiali, l’elemento trasmesso sono le molecole organiche, mentre i nutrimenti dell’anima sono idee, come nel cristianesimo quella di Dio o nel marxismo quella di classe. L’idea è, dunque, l’informazione della quale l’anima si nutre, che essa avidamente consuma per poter vivere e dare senso all’esistenza. I nutrimenti psichici sono differenti dagli altri. Sono oggetti spettacolari di consumo.
Quando Ruyer parla di oggetti non intende semplicemente le cose di cui l’uomo si appropria. Gli oggetti sono «degli organi esterni al corpo, ma sono anche degli organi, dei supporti esterni della psiche», essi cioè finiscono per «costituire» l’ambiente psichico(12). Sono, dunque, dei punti presa, a cui la psiche si attacca per estendersi, e che diventano così parte integrante dell’economia e della vita psichica. In questo senso, quando Ruyer presenta il consumo di oggetti psichici come una «estetica-del-nutrimento»(13), si riferisce con questa formula al fatto che il consumo di tali oggetti è visivo: sono consumati con gli occhi per la loro dimensione spettacolare. Ma con estetica si deve intende anche il fatto che essi diventano parte di una costruzione di sé.
Anche Baudrillard, nel 1968, nel Sistema degli oggetti, aveva messo in evidenza come l’oggetto avesse perduto la sua domesticità e la sua collocazione abituale, per diventare, nella società di consumo, un anello della relazione tra l’individuo e la società. In un contesto in cui non sono più i prodotti materiali ad essere oggetti di consumo ma gli oggetti del bisogno e della soddisfazione, il consumo diventa una attività e un anello della relazione tra uomo e collettività sociale(14). Ma mentre Baudrillard si sofferma sull’aspetto simbolico e sul sistema di segni che il complesso degli oggetti produce, le tesi di Ruyer toccano invece i nessi strutturali che si producono tra la psiche e gli oggetti.
Ruyer non è interessato alla coerenza di un tessuto di segni che regola le condotte della società dei consumi, piuttosto il fulcro delle sue argomentazioni sono i modi in cui la psiche umana accede agli oggetti, si nutre di essi, e struttura attraverso di essi la propria costituzione. Non a caso parla di una ecologia psichica, per definire il rapporto tra individuo e oggetti.
Nel saggio Il vivente e il suo ambiente, Canguilhem aveva evidenziato che, per il vivente, l’ambiente non è un elemento neutro, il luogo in cui si trova, un contenitore, né per contro è completamente esterno e necessitante; piuttosto è il termine di una relazione, è ciò con cui il vivente patteggia le condizioni della sua sopravvivenza e contro cui fa valere, con infiniti adattamenti, il suo specifico modo di vita(15). Parlando di ecologia psichica, Ruyer presenta il rapporto tra la psiche e gli oggetti come un gioco di presa e contraddizione, di estensione e limitazione, perciò di affermazione e patteggiamento. L’oggetto psichico è, infatti, esterno ma anche estensione, protesi del sé. È artificiale ma insieme funziona come un prolungamento dei desideri e come principio di amplificazione e modificazione di sé. Ogni appropriazione oggettuale, ogni nutrimento psichico – come il nutrimento materiale – è una selezione di oggetti, perciò è una affermazione di sé attraverso la costituzione del proprio ambiente di sopravvivenza.
In questa idea di estensibilità artificiale dell’individualità psichica, non si possono non vedere analogie con il Corpo-senza-organi di Deleuze e Guattari e con i dispositivi di desiderio messi in atto nella società dei consumi(16). Sebbene faccia presente le strette connessioni esistenti tra economia materiale ed economica psichica, Ruyer non analizza la logica più o meno perversa delle macchine desideranti immesse nel circuito del capitale.

3. Il sottotitolo del volume indica chiaramente che la posta in gioco è la politica della felicità. Ma perché i nutrimenti psichici sono così importanti?
Secondo Ruyer, ogni definizione dell’uomo come soggetto di diritto e soggetto economico è un modo per eludere il problema della sua felicità. Come ‘l’uomo non vive di solo pane’, così ugualmente non è solo diritti e doveri, e comportamento utilitario. Se i nutrimenti psichici sono addirittura la vera ‘sorpresa’ della storia, l’elemento imprevisto che regola e orienta le trasformazioni delle collettività, ciò significa che il motore dell’azione umana non è il calcolo. Ad essere chiamati in causa da Ruyer, sono dunque i teorici della politica, la cui mancanza fondamentale è individuata nel misconoscimento dell’importanza delle passioni, dei desideri, di tutto ciò che non è ascrivibile ad una condotta razionale.
Se «l’uomo felice è colui che ha tutti i suoi bisogni di nutrimento soddisfatti a tutti i livelli»(17), un passo verso una nuova antropologia e una nuova politica è l’analisi della natura e della specificità dei nutrimenti psichici. Essi rivelano la loro potenzialità politica perché sono il tessuto connettivo tra l’uomo e la comunità. I veri nutrimenti psichici, infatti, non sono quelli forniti dalla società dello spettacolo e del consumo, ma quelli «a base di tradizioni e di abitudini»(18) viventi, attraverso i quali l’individuo si riconnette alla propria comunità, ritrovando le sue radici. In questo senso, Ruyer si avvicina alle tesi di Simone Weil, che annoverava tra i bisogni dell’anima la storia ‘etnica’, fatta di tradizioni e abitudini. Nella Prima radice, infatti, scrive che «il nutrimento che una collettività fornisce ai suoi membri non ha equivalente in tutto l’universo»(19), perché è la fonte costitutiva del legame tra individuo e comunità.

I nutrimenti psichici sono così rilevanti, perché costituendo un tessuto connettivo psico\sociale, ristrutturano la vita politica. Non è un caso se Ruyer contrappone, nella conclusione del suo testo, gioventù e infanzia. Nella gioventù del suo tempo vede le stigmate dell’infelicità, proprio perché gli oggetti dei loro nutrimenti sono ‘vuoti’. Essa è caratterizzata da uno «stato di ‘desiderio cronico’, senza oggetto definito»(20), perché in assenza di un nutrimento psichico effettivo il radicamento diventa impossibile. A questa situazione è contrapposta l’infanzia, «l’infanzia nella famiglia, che è l’età della felicità e del radicamento»(21). La felicità sarebbe in quell’appetito naturale di vivere del bambino, nel suo «passaggio da un desiderio preciso ad un altro desiderio preciso»(22). È questo passaggio mirato, la cui condizione è il radicamento familiare, a costituire la possibilità della vita politica.

* * *

Raymond Ruyer

La nutrizione psichica(23)


I tre nutrimenti

«L’uomo non vive di solo pane». Bella frase che ha tuttavia il torto di suggerire un’opposizione troppo semplice tra il nutrimento del corpo e il nutrimento dello spirito. La plebe romana, quando reclamava ‘pane e circo’, sentiva anche che ‘l’uomo non vive di solo pane’. Ma i giochi del circo con la messa a morte delle belve feroci, dei gladiatori, e anche eventualmente dei cristiani, non possono assolutamente essere assimilati ad una «parola che esce dalla bocca di Dio», ad un nutrimento spirituale.

I leoni affamati si nutrivano di cristiani, la plebe si pasceva del sangue delle vittime, dei ruggiti delle fiere, delle proprie urla. Eventualmente, degli idealisti persi nella folla si sentivano «edificati», rincuorati dal presente e avidi di un mondo differente.

Ci devono, dunque, essere almeno tre tipi e non due tipi di nutrimento: il pane, i messaggi spirituali, e gli spettacoli tonici o violenti per «voyeur», nutrimento psichico piuttosto che spirituale.

Ci sono state, è vero, delle religioni e degli dei crudeli quanto la plebe romana. La messa a morte rituale dei prigionieri, da parte degli Aztechi, che gli aprivano il petto con un coltello di pietra, e offrivano il loro cuore al Sole, era nutritiva per gli spettatori, volendosi nutritiva per Dio. Le formule e i sacrifici di tutte le religioni non sono altro che parole che hanno un senso in quanto parole incarnate, salutari e nutritive.

Dopo la corrida, l’animale ucciso è venduto come carne in macelleria. Gli spettatori della corrida lo hanno «consumato» come animale vivente, pericoloso, sanguinante, ben separato da loro da una buona barriera, ma sempre suscettibile di uccidere il matador, che essi consumano anche. Nel battesimo di Mitra, il sangue del toro era considerato portatore di salute spirituale.

I moderni cercano altrove che nei riti religiosi un nutrimento psichico piccante: le grida e le lacrime delle vedette dello spettacolo, dello sport, della politica, rimpiazzano le lacrime del bambino o del prigioniero che sono condotti dinanzi al coltello del sacrificatore. Essi non rinunciano, d’altra parte, al nutrimento dello spirito, sotto forma di credenze in ideologie che «danno un senso» e che alimentano le loro attività: essi prendono parte, s’impegnano, nel caso del comunismo, per una società disalienata, per il progresso qualitativo, per la giustizia o la vita comunitaria, per o contro la nazione, per la razza o contro tutti i razzismi. Queste ideologie si incarnano, esse stesse, come i messaggi spirituali religiosi. Esse si fissano su personaggi sacralizzati, che hanno i loro apostoli e i loro gelosi discepoli. Esse disconoscono il nutrimento psichico disimpegnato, come i cristiani condannavano i giochi del circo – nutrendosi psichicamente, anch’esse, con dei sacrifici umani e degli assassini rituali di massa in nome dell’Idea.

Malgrado questi parallelismi evidenti, e talvolta imbarazzanti tra lo spirituale religioso e l’ideologico, conviene distinguere. Non si può confondere Rousseau e Lao Tse, Marx e Gesù, Mao e Confucio, Sartre e San Paolo, i mistici e i politici.

Riassumendo, ci sono tre tipi di nutrimenti: il nutrimento spirituale, il nutrimento psichico, e il nutrimento materiale. Sono quattro se si raddoppia il nutrimento spirituale in nutrimento religioso o «gnostico», nel senso largo del termine, e nutrimento ideologico.

Il nutrimento materiale, è a base di molecole delle proteine, di zucchero e grasso. Il nutrimento ideologico è a base di idee, supposte vere. Il nutrimento «gnostico» è a base di idee supposte salvifiche e illuminanti. Il nutrimento psichico è a base di sensazioni arricchenti, di spettacoli che non richiedono un adattamento attivo immediato, ma che nutrono gli istinti e gli appetiti psichici. Tutti i generi di nutrizione sono a base d’informazione; il nutrimento psichico è a base di informazioni espressive, incarnate e individualizzate.

Messe in scena psichiche

Il nutrimento psichico è la forma più misconosciuta. È tuttavia la più importante, la più centrale, quella il cui dominio è più vasto. […] In tutti gli ordini, le idee prendono corpo, divengono spettacoli nutritivi. L’artista deve avere qualcosa da dire. Ma è ancora più importante che la sua opera sia un’incarnazione espressiva, che interessi direttamente, attraverso la sua «carne» stessa. L’anima ha bisogno di idee incarnate, se lo spirito si accontenta di idee pure. Avere l’idea di uno scenario di film non è niente o non è gran cosa per colui che ce lo comunica. Il testo scritto, ugualmente, non ci parla affatto. Ma lo spettatore si pasce del film realizzato, delle espressioni, dei gesti degli attori. Colui che mette in scena è più importante dell’attore dello scenario. Un viso, un gesto, una voce appassionata e drammatica ha qualcosa di consumabile. La scienza, per toccare un pubblico più vasto, deve presentare, in album, le Meraviglie della natura e della tecnica.

I giochi, gli sport, i camping, i viaggi, la vita sociale in quanto essa porta occasioni di contatto, di spettacoli, di manifestazioni prestigiose, di commedie o di drammi , di feste o di catastrofi, la vista e il contatto con gli altri, le terrazze da caffè, i giornali di indiscrezioni, di scandali, di confidenze, la radio e la televisione, rispondono prima di tutto e quasi esclusivamente al bisogno di nutrimento psichico. Il bisogno di acquisire delle nuove idee non ha più lo stesso posto rispetto all’Università delle Onde nell’insieme dei programmi radio. La conquista della luna non per caso è stata una avventura appassionante. Tutto è stato perfettamente calcolato. Non di meno, la realizzazione del calcolo ha fornito ugualmente uno spettacolo prodigioso.

Le ideologie come le religioni non agiscono che sotto forma superstiziosa, «rozza», sotto forma psichica: marxismo popolare, psicanalisi da gionali di moda. Gli intercessori psichici divengono più importanti che dei; i primi apostoli divengono vescovi o papi. La Bibbia dei riformatori, che volevano ritornare allo «spirito», diviene un «papa di carta». I santi morti diventano delle miniere di reliquie. E si ha fretta di vederli morti per trasformarli in oggetti di consumo devoto.

Le epidemie ideologiche si raddoppiano in epidemie psichiche, che diventano presto più importanti. I capelli lunghi di contestazione esprimono delle idee, poi sostituiscono le idee. Vantaggiosamente, perché è tutto un beneficio per l’umanità che le religioni e le ideologie si indeboliscano, diventino dei temi fermi su se stessi o dei libri di cui non si vede altro che la copertina, come la Bibbia per i cristiani o come Il piccolo libro rosso nei tempi in cui esso era portato come una bandiera, riconoscibile dal colore.

La «scatola a sorpresa» della storia

La politica non è, non è mai stata razionale. I ragionatori si ingannano senza fine, che siano degli idealisti del diritto razionale o dei materialisti calcolatori degli interessi economici. I popoli sono cambiati attraverso i loro desideri, i loro ricordi, le fantasie dell’immaginazione, invece che attraverso gli interessi e le idee. Le grida che si levano per le strade non hanno senso. Non significano altro che: «Tenete conto delle nostre passioni, delle nostre illusioni, delle nostre stupidaggini, e nutritele». Il bisogno di nutrimenti psichici è la scatola a sorpresa della storia.

I teorici della politica devono ben saperlo o dirlo, che le passioni e non la ragione conduce gli uomini, ma essi non possono impedirsi di ragionare – invece i veri conduttori non sono i teorici giuristi e machiavelliani, ma gli «scenografi» che dividono le illusioni della folla appassionata che essi conducono.

Robot psichici

Gli uomini non devono essere considerati solamente come degli esseri che hanno dei bisogni materiali, non solamente come esseri ragionevoli, ma anche come delle «sostanze», in risonanza le une con le altre, e sulle quali non si può agire che per risonanza, influenza, induzione. Sarà necessario, ai teorici che i interessano di previsioni politiche, un computer di un genere molto particolare, un Robot che sente o vibra per la risonanza, piuttosto che per calcolare, un robot a reazione psichica che avrebbe dei bisogni, permanenti o periodici, di scena e di spettacolo, di eccitazione, di suono e di luce. I teorici proverebbero, su questo Robot, gli effetti di diversi induttori psichici, che farebbero vibrare i suoi «complessi», le sue corde vibranti, o le sue sfere vibranti, analoghe alle sfere vibranti di cui i fisici si servono per analizzare i suoni. Essi proverebbero su di lui anche gli effetti del silenzio e del mascheramento qualora volessero sapere fino a che punto si posso dissimulare i fatti sgradevoli, che bucano gli occhi, ma che sparirebbero se non ci fosse vibrazione.

Un macchina di pensiero, capace di risolvere tutti i suoi problemi di organizzazione sociale, non è affatto utile alle strategie politiche. Perché le difficoltà dell’azione politica non riguardano la scoperta di soluzioni razionali ed economiche. Nell’assemblea politica anche la più mediocre, non mancano mai dei cervelli che vedono le soluzioni razionali così chiaramente come la migliore macchina logica. Ma ben inteso, i problemi politici cominciano quando si deve passare dall’esecuzione, tenendo conto della natura totale degli uomini: è allora che un robot, o un simulatore psichico, sarebbe altrettanto utile quanto una macchina di pensiero o di calcolo. […]


(Introduzione e traduzione di Antonella Cutro)


Note con rimando automatico al testo

1 R. Ruyer, Eléments de psychobiologie, Paris, PUF, 1946

2 R. Ruyer, La cybernétique et l’origine de l’information, Paris, Flamarion, 1954

3 R. Ruyer, L’utopie et les utopies, Paris, PUF, 1950

4 R. Ruyer, La gnose de Princeton, Paris, Fayerd, 1974

5 R. Ruyer, Dieu des religions, dieu de la science, Paris, Flamarion, 1970

6 Ad eccezione di R. Chambon, Le monde come perception et réalité, Paris, Vrin, 1974. Testi più recenti dedicati a Ruyer : L. Vax, J.-J.Wunenburger, (sous la dir.), Raymond Ruyer, de la science à la théologie, Paris, Kimé, 1995; L. Meslet, Le psychisme et la vie, Paris, l’Harmattan, 2005; F. Colonna, Ruyer, Paris, Les belles Lettres, 2007. Inoltre il volume dedicato a Ruyer, della rivista «Les études philosophiques», 1, 2007.

7 G. Canguilhem, Le normal et le pathologique (1943, 19662); trad. it. Il normale e il patologico, Einaudi, Torino, 1988, p. 240.

8 R. Ruyer, L’individualité, “Revue de métaphysique et de morale”, n. 3, 1940, pp. 286-304 e n.4, 1940, pp. 386-410.

9 Sulla lettura dell’individualità vivente in Canguilhem e Ruyer, più diffusamente: A. Cutro, Michel Foucault. Tecnica e vita, biopolitica e filosofia del bios, Bibliopolis, Napoli, 2004, cap. 4. Soggettività in biologia, pp. 30-35.

10 R. Ruyer, Esquisse d’une philosophie de la structure, Paris, Alcan, 1930, pp. 361-62; e sull’idea dell’uomo si veda F. Colonna, L’homme ruyérien, «Les études philosophiques», 1, 2007, pp. 63-84.

11 R. Ruyer, Raymond Ruyer par lui-même, «Les études philosophiques», 1, 2007, pp. 3- 14

12 R. Ruyer, Les nourritures psychiques, Paris, Calmann-Levy, 1975, p. 43.

13 Ivi, p.46

14 J. Baudrillard, Le système des objets, (1968); trad. it. Il sistema degli oggetti, Milano, Bompiani, pp. 249 sg.

15 G. Canguilhem, Le vivant et son milieu, (1952); trad. it. Il vivente e il suo ambiente, in La conoscenza della vita, Il Mulino, Bologna, 1976, pp. 53 sg.

16 Sulle macchine desideranti cfr. G. Deleuze, F. Guattari, L’Anti-Edipo, Einaudi, Torino 1975.

17 R. Ruyer, Les nourritures psychiques, cit., p. 263

18 Ivi, 264.

19 S. Weil, L’enracinement (1949) ; trad. it. La prima radice, SE, Milano, 1990, p. 17.

20 R. Ruyer, Les nourritures psychiques, cit., p. 265.

21 Ibidem

22 Ibidem

23 R. Ruyer, Les nourritures psychiques. La politique du bonheur, Calmann-Levy, Paris, 1975, Cap. I, pp. 7-13.