Introduzione a Bernhard Waldenfels,
La responsività del proprio corpo: il
punto cieco della morale, l’etica indiretta dei sensi e la fenomenologia
responsiva
di Gabriella Baptist
Il testo di Bernhard Waldenfels che
presentiamo è comparso in tedesco all’interno di un volume collettivo
su Merleau-Ponty e le scienze della cultura curato da Regula
Giuliani ed è pubblicato in traduzione italiana all’interno del
secondo numero di "Kainos" con il consenso dell’autore. (1)
Il lettore italiano può avvicinarsi
all’opera di Bernhard Waldenfels solo se è un indomito cacciatore
dei pochi, ma significativi saggi disseminati negli ultimi anni in riviste
e volumi collettivi. (2) A
meno che non abbia avuto la pazienza di leggerlo nelle altre lingue
europee che hanno accolto e recepito la sua produzione fenomenologica
con maggiore attenzione, oppure non abbia avuto l’opportunità
di avvicinare la sua ampia produzione nella lingua originale, il lettore
italiano dovrà accontentarsi di poche pagine e spunti, briciole
soltanto, per quanto preziose, che possono consentire al più
un assaggio della variegata produzione di un autore che è tra
i più autorevoli rappresentanti della fenomenologia tedesca contemporanea.
(3) Perciò desidero
innanzitutto inquadrarne brevemente l’opera, per poi evidenziare i tratti
più significativi della sua riflessione su Merleau-Ponty, magistralmente
in luce nel saggio che presentiamo.
Di Maurice Merleau-Ponty Waldenfels
fu in realtà allievo a Parigi in quei suoi ultimi anni di riflessione
filosofica che stavano aprendo nuove strade alla fenomenologia francese
ed attiravano già studiosi da tutto il mondo, anni fertilissimi
interrotti dalla morte improvvisa del maestro, vissuta da Waldenfels
in prima persona con l’incredulità del giovane studioso che sulla
porta dell’aula universitaria trova non il professore, come ogni settimana,
ma il cartello che ne annuncia l’inaspettata scomparsa. (4)
A Monaco di Baviera Waldenfels era già stato allievo di Helmut
Kuhn, i suoi primi saggi e studi erano stati dedicati ad un tentativo
di dislocare l’approccio trascendentale ed intenzionale di Husserl in
una dialogica ispirata da un lato a modelli antichi e dall’altro attenta
ad una fenomenologia dell’intercorporeità e della polirelazionalità,
il che non poteva che indurlo ad avvicinarsi appunto all’opera del fenomenologo
francese. (5) Anche a partire
dall’approfondimento delle fratture dell’esperienza e nel confronto
con il rompicapo della corporeità, la produzione filosofica matura
di Waldenfels porrà al centro dell’attenzione soprattutto la
questione fenomenologica dell’estraneo, che in quanto richiesta ed appello
sconnette e ridisegna ogni ordine personale e collettivo. (6)
La fenomenologia proposta sarà detta ‘responsiva’, come risulta
soprattutto dagli scritti più recenti, che fanno slittare il
problema dell’altro dai binari classici di una domanda sul ‘chi’
o sul ‘che cosa’ e tematizzano invece piuttosto quel dativo che
la risposta propone al di là di ogni pretesa simmetria
di soggetto/oggetto, nuova sfida anche per ripensare il grande tema
della responsabilità. (7)
Attento ai risultati delle scienze umane e sociali, stimolato dal marxismo
critico e dissidente dell’Europa dell’est, dalla filosofia analitica,
dallo strutturalismo e naturalmente dalle espressioni più significative
del pensiero francese contemporaneo (per esempio Foucault, Levinas,
Ricœur e Derrida), Waldenfels è stato ed è tuttora un
mediatore della fenomenologia francese in Germania e di quella tedesca
non solo in Francia, a testimonianza di un synphilosophein che
va ben al di là di un gemellaggio sui confini del Reno. (8)
Nel saggio che presentiamo Waldenfels
solleva di nuovo la questione della corporeità nei suoi giochi
di riflessività e sottrazione, affronta il problema posto dalla
morale senza tacerne le ambiguità, rilancia le prospettive della
fenomenologia e le sue possibilità in un serrato confronto con
il pensiero di Merleau-Ponty. L’etica è avvicinata lateralmente,
obliquamente, alla ricerca di un discorso indiretto che si confronti
con i suoi punti ciechi, i suoi dilemmi e gli abissi da cui proviene,
nonostante ogni recente successo mediatico e di immagine. Ci si chiede
allora: quale fenomenologia per il ‘fenomeno’ della morale che non sia
semplicemente una descrizione di fatti e nemmeno una pura prescrizione
di norme? Una fenomenologia morale o morale fenomenologica sarà
più o meno un fenomenismo della dimensione etica o una fenomenologia
essa stessa moralistica, avremo insomma o una semplice fenomenologia
(descrittiva) della morale o una pura morale (normativa) della fenomenologia?
E se esiste già un’etica nello stesso atteggiamento fenomenologico,
il fenomenologo non rischia allora di diventare lui stesso l’unica misura
del valore che si tratta invece di indagare?
Il vero problema da affrontare risulta
per Waldenfels, sulla falsariga di Merleau-Ponty, precisamente la questione
posta alla morale dal corpo e dal senso, o meglio dai sensi, nei quali
affiora quell’alterità che noi stessi siamo. Oltre alla
duplicità per cui ciascuno è (ed insieme non è
solamente) il proprio corpo e poi anche lo ha, certo in maniera
del tutto peculiare, non come un attributo o una proprietà, una
fenomenologia del corpo dovrà inevitabilmente tener conto di
questo gioco attivo e passivo di costituzione, per cui il corpo è
insieme punto zero di ogni prospettiva, ma anche datità concreta
e collocata, al tempo stesso sé e mondo, senziente e sentito,
ciò che è più proprio e quanto sembra più
estraneo, come risulta nella maniera più evidente nelle situazioni
più banali e quotidiane dell’autoreferenzialità, per esempio
allo specchio, oppure nell’eco della propria voce, nel reagire al proprio
nome pronunciato da altri, nel cedere alla stanchezza e al sonno. La
risposta che cerchiamo quando interroghiamo il corpo e i suoi sensi
alla luce del problema morale è per Waldenfels una risposta ancora
tutta da inventare, una risposta per la quale la percezione indica possibili
aperture, con il suo indirizzarsi dativo e il suo volgersi a ciò
che è altro. Ed in realtà nell’accogliere un appello che
si sottrae alle opposizioni di essere e dover-essere, particolare e
universale, proprio ed estraneo, l’ethos stesso diventa per Waldenfels
un rispondere che ha nel corpo e nei suoi sensi la prima espressione
di circolarità, di sdoppiamento, di rinvio, di indugio, laddove
l’invisibile, l’inaudito, l’intoccabile sembrano diventare i nuovi paradossali
paradigmi di riferimento. Quanto resta di inindagato e di invisibile
nello sguardo, nel suo stare in guardia, nel suo riguardo? E quanto
mi tange invece l’intangibile? Con quale tatto potrò mai avvicinarlo?
Quando ascolto l’inaudito, che cosa sento mai? E che ne è del
corpo dell’altro che amo, presso cui posso stare solo perché
non sono mai pienamente in possesso del mio corpo, la cui fragilità
e potenza esperisco per esempio nel gioco erotico?
La maggior parte di queste domande restano
aperte, non perché non sia rilevante trovare una risposta, ma
perché per Waldenfels la vera risposta che prepara una fenomenologia
responsiva sta nell’essere responsoriale di noi stessi e del
nostro corpo, che non è certo una chiave solo sensoriale o
semplicemente motoria. Con questi nodi si devono confrontare
la morale e l’etica: udire sulla soglia del silenzio sapendo prestare
ascolto anche e forse soprattutto all’ineffabile; ricambiare lo sguardo
che ci è rivolto riconoscendo l’invisibile nel visto; accogliere
il contatto e salvaguardare l’intangibilità di ciò che
pure tocchiamo con mano, significa riconoscere le tracce dell’altro
che affiorano nella nostra stessa corporeità.
Bernhard Waldenfels è professore
emerito presso l’Istituto di Filosofia dell’Università della
Ruhr di Bochum (Nord-Reno/Westfalia), punto di riferimento di un gruppo
di ricerca sulla fenomenologia e la filosofia francese contemporanea
che a lui fa capo, membro e referente di numerose istituzioni filosofiche
(per esempio della "Deutsche Gesellschaft für phänomenologische
Forschungen"), nel comitato scientifico di numerose riviste e prestigiose
collane (per esempio della serie "Phaenomenologica" dell’edizione
Kluwer). Vogliamo ricordare qui ancora soltanto la sua funzione di indirizzo
all’interno della rivista "Philosophische Rundschau", che
dirige da vari decenni, oltre che la sua guida delle collane "Übergänge"
e "Phänomenologische Untersuchungen" della casa editrice
Wilhelm Fink. Si potranno avere informazioni più dettagliate
in proposito ai seguenti indirizzi:
www.ruhr-uni-bochum.de/philosophy/staff/waldenfels.htm
www.ruhr-uni-bochum.de/phenomenology/
http://www.uni-wuerzburg.de/philosophie/vv/dgpf_lehre.htm
http://kapis.www.wkap.nl/prod/s/PHAE
http://www.mohr.de/zeitschr.htm#PhR
http://www.fink.de
Note
(1)
Cfr. B. WALDENFELS, "Responsivität des Leibes. Spuren des
Anderen in Merleau-Pontys Leib-Denken", in R. GIULIANI (a cura
di), Merleau-Ponty und die Kulturwissenschaften, München,
Fink, 2000 (Übergänge, 37), pp. 305-320.
(2)
Cfr. B. WALDENFELS, "Dialogo e discorsi", in E. BERTI (a cura
di), La filosofia oggi, tra ermeneutica e dialettica, con testi
di R. Bubner, L. Sichirollo, V. Verra e B. Waldenfels, Roma, Studium,
1987 (Nuova Universale Studium, 52), pp. 95-114; ID., Il proprio
e l’estraneo, "aut aut", n. 237-238 (1990), pp. 31-42;
ID., ""Vérité à faire". La questione
della verità in Merleau-Ponty", in A.-M. SAUZEAU BOETTI
(a cura di), La prosa del mondo. Omaggio a Merleau-Ponty,
Atti del convegno svoltosi nei giorni 21-23 aprile 1988 a cura del
Centre Culturel Français di Roma con la collaborazione del Goethe
Institut, dell’Istituto di Filosofia e Storia della Filosofia dell’Università
La Sapienza di Roma e dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
di Napoli, Urbino, QuattroVenti, [1991], pp. 81-90; ID., Cultura
propria e cultura estranea. Il paradosso di una scienza dell’estraneo,
"Paradigmi", X (1992), n. 30, pp. 643-663; ID., "Il pensiero
interrogante. Sulla filosofia dell’ultimo Merleau-Ponty", in M.
CARBONE e C. FONTANA (a cura di), Negli specchi dell’essere. Saggi
sulla filosofia di Merleau-Ponty, Cernusco L., Hestia, 1993 (Studi,
2), pp. 87-103; ID., L’estraneità dell’eros, "Estetica
1994", numero monografico su: Scritture dell’eros, a cura
di S. Zecchi, Bologna, Il Mulino, 1995, pp. 23-46; ID., In causa
propria, "Paradigmi", XIV (1996), n. 41, pp. 417-419;
ID., "L’Europa di fronte all’estraneo", in R. CRISTIN e M.
RUGGENINI (a cura di), La fenomenologia e l’Europa, Napoli, Vivarium,
1999 (Biblioteca europea, 15), pp. 45-59. È in corso di stampa
presso la casa editrice Vivarium di Napoli il ciclo di seminari che
Bernhard Waldenfels tenne nel marzo del 1999 presso l’Istituto Italiano
per gli Studi Filosofici, cfr. ID., Fenomenologia dell’estraneità,
a cura di G. Baptist, Napoli, Vivarium, pubblicazione prevista entro
la fine del 2002.
(3) In inglese si potrà vedere
B. WALDENFELS, Order in the twilight, trad. e intr. di D. J.
Parent, Athens (Ohio), Ohio University Press, 1996 (Series in continental
thought, 24); in spagnolo ID., De Husserl a Derrida. Introducción
a la fenomenología, trad. di W. Wegscheider, Barcelona, Paidós,
1997 (Paidós studio, 116).
(4) Il primo bilancio filosofico tedesco
sull’opera di Merleau-Ponty fu in effetti proprio il necrologio che
il nostro stesso autore scrisse, cfr. B. WALDENFELS, Gedenken an
Merleau-Ponty, "Zeitschrift für philosophische Forschung",
XVI (1962), pp. 406-413.
(5) Cfr. B. WALDENFELS, Das sokratische
Fragen. Aporie, Elenchos, Anamnesis, Meisenheim a.G., Hein, 1961
(Monographien zur philosophischen Forschung, 26); ID., Das Zwischenreich
des Dialogs. Sozialphilosophische Untersuchungen in Anschluss an Edmund
Husserl, Den Haag, Nijhoff, 1971 (Phaenomenologica, 41). Cfr. anche
ID., Der Spielraum des Verhaltens, Frankfurt a.M., Suhrkamp,
1980 (stw, 311); ID., In den Netzen der Lebenswelt, Frankfurt
a.M., Suhrkamp, 1985 (stw, 545); ID., Ordnung im Zwielicht, Frankfurt
a.M., Suhrkamp, 1987.
(6)
Per una fenomenologia dell’estraneo cfr. B. WALDENFELS, Der Stachel
des Fremden, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1990 (stw, 868), così
come la quadrilogia: ID., Topographie des Fremden. Studien
zur Phänomenologie des Fremden 1, Frankfurt a.M., Suhrkamp,
1997 (stw, 1320); Grenzen der Normalisierung. Studien zur
Phänomenologie des Fremden 2, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1998
(stw, 1351); Sinnesschwellen. Studien zur Phänomenologie
des Fremden 3, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1999 (stw, 1397); Vielstimmigkeit
der Rede. Studien zur Phänomenologie des Fremden 4,
Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1999 (stw, 1442); si veda anche il recente
ID., Verfremdung der Moderne. Phänomenologische Grenzgänge,
Göttingen, Wallstein, 2001. Sul tema fenomenologico del corpo proprio
cfr. in particolare ID., Das leibliche Selbst. Vorlesungen zur Phänomenologie
des Leibes, a cura di R. Giuliani, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 2000
(stw, 1472), così come ID., Bruchlinien der Erfahrung. Phänomenologie
– Psychoanalyse – Phänomenotechnik, Frankfurt a.M., Suhrkamp,
2002.
(7) Per la proposta di una fenomenologia
responsiva, cfr. soprattutto B. WALDENFELS, Antwortregister,
Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1994.
(8) Cfr. B. WALDENFELS, Phänomenologie
in Frankreich, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1983; 2a ed.
1998 (stw, 644); ID., Einführung in die Phänomenologie,
München, Fink, 1992 (UTB 1688); ID., Deutsch-Französische
Gedankengänge, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1995. Si veda anche
il recente E. ESCOUBAS, B. WALDENFELS (a cura di), Phénoménologie
française et phénoménologie allemande / Deutsche
und französische Phänomenologie, Paris, L’Harmattan, 2000.
Si veda anche la breve autobiografia filosofica presentata dall’autore
stesso nel saggio In causa propria citato alla nota 2. Un bilancio
critico del pensiero di Waldenfels è proposto in un recente volume
collettivo, cfr. M. FISCHER, H.-D. GONDEK e B. LIEBSCH (a cura di),
Vernunft im Zeichen des Fremden. Zur Philosophie von Bernhard Waldenfels,
Frankfurt a.M., Suhrkamp, 2001 (stw, 1492).