Peter Sloterdijk, L’ultima sfera. Breve storia
filosofica della globalizzazione,
tr.it. di B. Agnese, Roma, Carocci, 2002, pp. 181, ISBN 88-430-2169-9,
Euro 15,00
Dell’autore, Peter Sloterdijk, professore
di Estetica e Filosofia all’Università di Karlsruhe e di questo
libro, uscito lo scorso anno, si è discusso poco in Italia. Forse
perché l’argomento globalizzazione è fin troppo
dibattuto nei media, nella pubblicistica corrente, nella prolissa politologia
ufficiale con effetti spesso ora fuorvianti ora inutilmente retorici.
L’idea centrale del libro, per certi
aspetti innovativa, è che l’intera storia dell’Occidente può
essere visualizzata come una sequenza o fasi della globalizzazione e
come un processo millenario che ha intrecciato onde lunghe e onde brevi
dei fenomeni storici ed economici. "Quel che alla fine del XX secolo
viene magnificato, mitizzato e screditato dai mass media sotto il nome
di globalizzazione- come se fosse una novità- interpretato
in questa prospettiva non è altro che un tardo e confuso episodio
nel quadro di avvenimenti molto più vasti […]"(p.26). La
radicalità di questa posizione eclissa le principali differenze
del mondo globalizzato: Nord/Sud (differenza quantitativa), Occidente/Oriente
(differenza qualitativa o culturale). Tali coppie sono ormai tutte da
rivisitare perché non reggono più nel loro schema duale
e quindi oppositivo. Ma c’è un secondo motivo d’interesse che
è contenuto nel sottotitolo del saggio, Breve storia filosofica
della globalizzazione e che annuncia il tentativo di delineare un
compendio filosofico dei processi di globalizzazione a partire da alcuni
concetti portanti: esteriorità, farsi immagine, scoperta, possibilità
di invio, rilevamento, investimento, ecumene, rischio ecc.
Intorno a questi due assi tematici,
Sloterdijk dipana il discorso lungo 27 stringenti e densissimi capitoli
o altrettanti percorsi di ricerca analizzando spregiudicatamente i concetti
di terra e mondo così come si sono imposti nell’immaginario dell’Occidente
sin dai Greci e via via determinanti per la costruzione del paradigma
della conquista nell’età moderna.
Il passaggio da una visione aurorale
e metafisica del globo ad una pragmatica e calcolante si afferma quando
"la globalizzazione terrestre costituisce proprio la vittoria dell’interessante
sull’ideale"(p.15) cioè quando la terra di cui si constata
la rotondità non è più bella, liscia e perfetta
ma interessante sia pure contaminata di crepe, cicatrici e irregolarità.
Di conseguenza, "nell’età moderna non sono più i
metafisici, bensì i geografi e i marinai coloro ai quali tocca
il decisivo compito di fornire un’immagine del mondo, di rappresentare
l’ultima sfera" (p.17).
La sfera terrestre assurge pertanto
a icona della visione del mondo dell’età moderna., non solo in
virtù delle prime circumnavigazioni della terra compiute da Magellano
e da Francis Drake.ma anche per le conseguenze che queste imprese rappresentavano
per il capitalismo moderno cioè un’enorme accumulazione di merci
e di capitali. Il globo esplorato e conosciuto in ogni angolo diventa
"come un segreto orologio che in uno spazio lontano, sotto le immagini
dei mari, delle isole e dei continenti, batte le ore del profitto"(p.49).
In realtà sul ruolo delle scoperte geografiche nella formazione
del mercato mondiale aveva già insistito Marx nel Manifesto
del Partito comunista per il quale la modernità si caratterizzava
come un imponente processo di rivolgimenti nei modi di produzione, del
traffico e dell’accumulazione di denaro.
"Il dato principale dell’età
moderna - scrive Sloterdijk con una formula suggestiva - non è
quello che la terra gira intorno al sole, ma che il denaro gira intorno
alla terra" (p.51). Al tema del denaro l’autore dedica uno straordinario
capitolo di economia politica "Il movimento fondamentale: il
denaro fa ritorno" in cui il confronto con Marx si fa più
fecondo poiché la metamorfosi marxiana merce-denaro-merce trova
la sua ragion d’essere nell’idea del giro della terra; infatti, "in
forma di merce il denaro si lancia sul mare aperto dei mercati ed è
costretto, come normalmente lo sono le navi, a sperare in un felice
ritorno nei porti di partenza […]"(p.77). E così la follia
di espansione del globo diventa ragione di profitto. Si tratta - continua
Sloterdijk - di una vera sottomissione del globo alla forma delle rendite,
cioè del denaro che fa ritorno moltiplicato sul conto di partenza.
L’esploratore è il nuovo attore globale (idealtipico) che assume
il rischio quale linfa vitale del suo inquieto viaggiare sul globo
ricoperto di masse d’acqua. Questo scenario dell’età moderna,
i cui simboli sono mappamondi e planisferi, spazza via modelli, visioni
del mondo, credenze, barriere, confini, protezioni e muta con insolita
radicalità la posizione dell’uomo nel mondo.
L’epoca del globo come recita
un capitolo strategico del libro è un’epoca di assoluto spaesamento
degli uomini che "non possono più sentirsi a casa negli
spazi interiori del mondo (Weltinnenräume) che sono
stati loro tramandati […]"(p.25).
L’autore si serve di una potente metafora
rilkiana (Weltinnenräume) per richiamare il senso di appartenenza
degli uomini dell’antichità alla terra, la cui consistenza era
data da un terreno solido e da un confine indistruttibile. La terra
abitata è la prima ecumene (oikuméne) pensata
ed elaborata dall’Occidente, nella fattispecie dal pensiero greco, in
cui gli uomini si sentivano a casa propria, esperivano un dentro e fuori,
si riconoscevano in un comune telos sociale, cioè "erano
al riparo dal pericolo di raggelarsi di fronte a un’esteriorità
assoluta"(p.27).
Viceversa, nei processi di globalizzazione
terrestre caratterizzanti la seconda ecumene, gli esseri umani diventano
esterni a se stessi, perdono la loro consistenza e con essa il loro
legame con la terra e con il mondo. Ormai gli uomini sono esseri viventi
costrettì "a condurre la propria esistenza sul margine esterno
di un corpo rotondeggiante e accidentato perso nell’universo"(p.29)
che non può dare più nessun riparo o protezione.
La contingenza - sembra suggerire Sloterdijk-
è la cifra della moderna condizione umana esposta sull’orlo dell’abisso
(cosmologico) che è perdita di mondo e di centro. L’uomo, per
dirla con Deleuze, diventa così un para-soggetto incerto e frantumato
di una storia universale della contingenza.
Il nuovo corso della globalizzazione
sbalza in modo imprevisto gli esseri umani lontani dal centro, trasforma
i mondi della vita (Lebenswelten), città, villaggi in
gelide e asettiche ubicazioni sulla superficie del globo che non è
più "una casa per tutti, ma un mercato per ciascuno"(p.166).
La mutazione antropologica è
senza precedenti: "il risultato antropologico della globalizzazione
cioè la sintesi logica dell’umanità in unico possente
genere e la sua riunione in un compatto e sincronico mondo del traffico,
è il prodotto di un ardito e convincente lavoro di astrazione
e di ancor più arditi e vincolanti movimenti di traffico"(p.158).
L’analisi di Sloterdijk si concentra
pertanto sul formidabile intreccio tra teoria della globalizzazione
e teoria dell’umanità con accenti inquietanti per il futuro dell’uomo
sulla terra.
Dentro queste coordinate, si distendono
le altre parti del libro con un ritmo a spirale poiché le medesime
questioni ritornano a differenti livelli di profondità e in ambiti
disciplinari che si implicano a
vicenda. La trama del libro è avvincente, ricca di citazioni,
di accostamenti obliqui, di punti di fuga: non c’è criterio privilegiato
o direzione più marcata di un’altra che possa raccontare la vera
storia della globalizzazione, piuttosto è sensato parlare di
proliferazioni di modalità di narrazione del fenomeno che ha
cambiato la storia del mondo.
Il rischio è che la globalizzazione
terrestre diventi un assioma, quasi un destino naturale a cui è
difficile sottrarsi, a meno che non si sperimentino forme di un nuovo
universalismo alternativo e antagonistico a quello dominante. Ma è
difficile trovare tracce di questo discorso nel libro se non in qualche
accenno finale.
Tuttavia l’originalità del lavoro
di Sloterdijk è che si tratti di un nuova grammatica della globalizzazione
che occorre imparare a conoscere per leggere, in maniera inedita, i
processi di trasformazione del mondo.
Aldo
Meccariello
Indice
- L’astro errante
- Ritorno alla terra
- L’epoca del globo
- Rinuncia all’Oriente, entrata nello spazio omogeneo
- Jules Verne e Hegel
- Il mondo acquatico. Sul mutamento dell’elemento conduttore
nell’età moderna
- Fortuna, ovvero la metafisica dell’occasione
- Commercio rischioso
- Follia e tempo: sul capitalismo, la telepatia e il
mondo dei consiglieri
- Estasi nautiche
- Corporate identity in alto mare. Differenziazione
dei temperamenti
- Il movimento fondamentale: il denaro fa ritorno
- Tra la ragione e l’assicurazione. Sul pensiero di
terra e di mare
- Spedizione e verità
- I segni degli scopritori. Sulla cartografia e il
fascino imperiale dei nomi
- Il Puro Fuori
- Teoria del pirata. Il terrore bianco
- L’età moderna e la sindrome
della terra inesplorata
- I cinque baldacchini della globalizzazione
- Poetica della stiva
- Cappellani di bordo. La rete religiosa
- Il libro dei viceré
- La biblioteca della globalizzazione
- I traduttori
- Il mondo sincronico
- La seconda ecumene
- La grande trasformazione immunologia:
in cammino verso una società dalle pareti sottili
Riferimenti bibliografici