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   Napoli, Cronopio 2000,
      pp. 77, L.14.000                    (   Vico 
              e la topologia: 
              già il titolo di questo prezioso volumetto di Vincenzo Vitiello 
              suggerisce una specifica angolatura con cui l’autore affronta l’opera 
              vichiana, in tre esercizi o  
              “ brevi riflessioni” [la fondazione matematica della storicità 
              (cap.I), i rapporti tra l’immagine e la realtà (cap.II) e il divino 
              e lo spazio (cap.III)] verificandone il perimetro topologico che 
              indirizza, come è noto, il proprio sguardo  
              sulla spazialità  Il  
              secondo nucleo tematico è dedicato all’immagine colta nella 
              sua essenza aporetica in rapporto alla realtà. Come distinguere 
              l’immagine dalla realtà ? Vitiello confuta lo schema mimetico e 
              coglie invece una competizione perpetua tra l’immagine e la realtà 
              , facendo interagire, in un’ottica topologica , Platone con Kant: 
              sul versante platonico, entra in gioco il grande testo del Timeo  
              in cui il tempo è l’immagine mobile dell’eternità, immagine 
              cioè apparenza di ciò che non potrà mai apparire; sul versante kantiano 
              si affermano le nozioni di tempo e sostanza costitutive dell’Analitica 
              dei principi. L’Autore ora dilata ora restringe ambedue i versanti 
              che si avvolgono e convergono intorno alla natura dei rapporti tra immagine 
              e tempo, immagine e spazio, immagine e movimento; rapporti che la 
              ragione può solo narrare, consapevole di non poter dare più “É 
              qui la vera potenza 
              della ragione, che non abbandona il campo quando diviene consapevole 
              della sua impotenza” 
              (p.52). E il narrare della ragione è l’esperienza vichiana di un 
              limite e di una mancanza ove il pensiero esperisce la sua inquietudine 
              ma anche delle rotte imprevedibili. Infine, il terzo nucleo del 
              volumetto è dedicato al tema dello spazio. Qui Vitiello svolge alcune 
              illuminanti osservazioni di metodo sulla prospettiva topologica 
              dichiarando preliminarmente che “un'opera 
              filosofica è tutt’altra cosa che un monolite. É al contrario 
              una costruzione a strati che può – deve - essere interpretata da 
              molteplici prospettive” (p.79). La topologia non è una nuova 
              monadologia, perché per quest’ultima i centri di forza sono le sostanze-monadi, 
              per la prima invece i centri sono topoi 
              cioè  Ed è forse in questa
      molteplicità-imprevedibilità   
 
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