Elio
Franzini, Fenomenologia dell’invisibile. Al di là dell’immagine,
(Saggi, 19), Milano, Cortina edizioni, 2001, pp. 234, Lit. 36.000,
ISBN 88-7078-682-X
(Vincenzo
Cuomo)
Se
si dovesse dare una caratterizzazione
d'insieme al libro di Elio Franzini si potrebbe dire che è un'appassionata
difesa della "simbolicità" dell'immagine, del suo "complesso" alludere
al mondo-della-vita e dello "spessore" della sua apparenza, qualità
che ne impediscono la fruizione distratta e superficiale legata
"al primo sguardo". L'immagine di cui il libro è apologia è un'immagine
che dà a vedere l'invisibile precategoriale e che proprio per questo
è intreccio complesso e stratificato di sensi che solo uno sguardo
"fenomenologico" può tentare di conoscere. È evidente come tale
difesa abbia un intento polemico o, come lo stesso Franzini ammette
in una delle ultime pagine del libro, "ideologico" (p. 232): è volta,
infatti, contro quelle immagini mediatiche e simulacrali, compiutamente
"asimbolizzate", con la cui pervasività quotidianamente dobbiamo
fare i conti ma che non possono essere considerate, dalla sua prospettiva,
come immagini in senso proprio; è volta, cioè, contro quel che,
sotto spoglie iconofile, appare, paradossalmente, come il trionfo
popolare dell'iconoclastia, se iconoclasta deve essere considerata
la concezione secondo la quale sono da accettare solo quelle immagini,
prive di senso simbolico, che non comunicano "nulla al di là del
proprio apparire" (p. 79).
Franzini chiarisce sin dal primo capitolo del libro che il suo intento
non è quello di proporre una nuova teoria dell'immagine ma quello
di una chiarificazione dell'esperienza della simbolicità dell'immagine.
Ma che cosa s'intende per simbolo? E cosa per invisibile (nell'espressione
"simbolo dell'invisibile")? Riferito all'immagine, il termine "simbolo"
–
ci dice Franzini –
sottolinea "il significato di mediazione tra visibile e invisibile,
sentire e pensare, forma e atti formativi, che storicamente e teoricamente
appartiene all'universo semantico dell'immaginazione e dei suoi
atti" (p. 2); con la parola "invisibile", invece, si intende "il
senso fungente dell'estetico, ciò che affettivamente si coglie nelle
forme sensibili e che induce a indagare al di là di esse, verso
la ricerca di un senso dell'esperienza che precede le categorie
in cui divengono forme del pensiero, della critica, della storia
(…)" (p. 4). L'invisibile di cui l'autore tratta non è quindi alcun
abisso impensabile o irrappresentabile ma proprio quel mondo-della-vita,
quel precategoriale la cui fenomenologia può trovare nelle forme
rappresentazionali cosiddette "simboliche" il suo avvio e il suo
momento topico. Le immagini dell'immaginazione –
afferma Franzini –
"hanno forse proprio la funzione di un afferramento del precategoriale
"possibile" presente nei processi dell'esperienza" (p. 31). Esse,
inoltre, sono forse anche l'unica modalità d'accesso conoscitivo
al mondo-della-vita che sfugga al riduttivismo obiettivante delle
scienze naturali (p. 39).
L'intento di Franzini ha, come si vede, un forte valore teoretico;
l'immagine simbolica è da lui considerata come "un luogo ontologico
–
un orizzonte di esperienza possibile e reale –
attraverso cui descrivere l'emergenza di quei problemi di 'donazione
del senso' che sono il fondamento, estetico e precategoriale, del
legame tra gli atti rappresentazionali e i vari strati qualitativi
delle regioni d'esperienza del nostro mondo circostante" (p. 176).
L'immagine diviene, quindi, un tema "critico", in quanto in essa,
nella sua simbolicità, l'evidenza sensibile si interseca con l'evidenza
concettuale del giudizio (p. 179). L'importanza che le immagini
rivestono per il filosofo è un altro punto su cui Franzini insiste.
In fin troppo evidente polemica con la "filosofia della differenza"
francese (Deleuze ma soprattutto Derrida) egli ritiene che "il problema
della filosofia è, è sempre stato, non quello della 'differenza'
(che è una categoria come le altre, con la sua storia, il suo ruolo,
la sua funzione), bensì quello delle 'differenze'" (p. 120); e il
problema delle differenze è di "salvare i fenomeni", comprendendo
"quale sia la funzione del molteplice, dell'ibrido, del contingente,
del fenomenico" (ivi), vale a dire di ciò di cui, da Aristotele
in poi, non si dà scienza. Il filosofo è, quindi, colui "che si
confronta sempre, e sempre di nuovo, con le cose, con la molteplicità
degli enti e, al di là della loro specifica contingenza, sa che
è in essa e solo in essa che si racchiude il loro senso qualitativo"
(ivi). Per tale motivo il mondo delle immagini simboliche è essenziale
al suo lavoro: solo attraverso esse egli può andare al di là del
sensibile senza rischiare di perdere le differenze nell'ineffabilità
dell'Uno. A partire da quanto detto il testo di Franzini si dilunga
in un'ampia serie di indagini particolari intersecate le une alle
altre da una sorta di lunga metonimia e che non è possibile riassumere
in questa sede. Tuttavia c'è ancora una questione fondamentale a
cui egli accenna in conclusione del volume e che potremmo definire
come la questione dell'irrappresentabile, o meglio dei limiti "etici"
oltre che teoretici della "rappresentazione simbolica". Riprendendo
un'annotazione che Paul Klee pone a margine del suo ultimo disegno
("Bisogna che tutto sia conosciuto? Ah, io non credo"), Franzini
sembra ritenere che non sia "giusto" che di ogni aspetto della vita
si dia "immagine": c'è una sorta di "spiritualità originaria", di
"affettività primordiale" che non solo –
nonostante i tentativi artistici, scientifici o tecnici –
è "irrappresentabile", ma che è giusto che rimanga tale. "Il senso
simbolico delle forme è tale –
conclude Franzini –
perché la frattura tra il pensare e il sentire si mantiene e si
rinnova all'interno di questo 'iato', i cui tentativi di 'compimento'
sciolgono il valore stesso della comunicazione simbolica, cercandone
un troppo preciso cronotopo. Il sogno millenario di essere al tempo
stesso animali razionali e simbolici sempre inevitabilmente si scontra
con un'impossibile 'conquista dell'ubiquità'" (p. 234).
L’autore:
Elio Franzini è docente di Estetica all’Università
degli Studi di Milano. Tra le sue pubblicazioni Le leggi del
cielo. Arte, estetica, passioni (Milano 1990), Fenomenologia
(Milano 1991), Oltre l’Europa. Dialogo e differenze nello spirito
europeo (Milano 1992), Arte e mondi possibili (Milano
1994), Estetica del Settecento (Bologna 1995), Filosofia
dei sentimenti (Milano 1997), Estetica e filosofia dell’arte
(Milano 1999).
Indice: 1.
Premessa: sull’utilità e il danno dell’immagine per la vita;
2. Fenomenologia dell’immagine; 3. La vita è sogno; 4. La
visione e lo sguardo; 5. Icone; 6. Forme ibride; 7. Exempla: immagini
senza qualità; 8. Vero, falso, verosimile; 9. Vita delle
immagini; 10 Conclusione: l’irrappresentabile.